mercoledì 20 giugno 2012

ridateci i somari degli anni '50


L'alunno di terza elementare della scuola Giovanni Pascoli di Ca' Tron di Roncade (TV) che ha scritto questo tema, non poteva, in quel 1954, essere diagnosticato come DSA.
L'analisi degli errori mette in primo piano errori fonologici (insinta, grassia, maridada) e fonetici (doppie) di evidente derivazione dialettale,  così come dovrebbe avere la stessa origine 'ndare per andare e par in luogo di per.
Anche l'errore morfo-sintattico per cui si utilizza l'ausiliare essere in luogo di avere, corrisponde all'uso dialettale.
Le fusioni illegali (Catron, lamadona, demonteberico, fatostà, laltra) sono invece errori linguistici che, così come l'omissione dell'h in avere, si spiegano con una prima alfabetizzazione lacunosa, in un contesto familiare deprivato e in una fase storica in cui la scuola delega molti compiti didattici alle famiglie.
Non c'è dubbio che, come osserva uno degli autori del testo da cui abbiamo tratto l'esempio1, oggi a questo bambino verrebbe diagnosticata una disortografia evolutiva e/o disturbo dell'espressione scritta.
Aggiungiamo che in quell'epoca, e in quell'area geografica, tale disturbo avrebbe interessato non meno del 70% della popolazione scolastica.
Non c'era, evidentemente, nessuna epidemia in atto, perché l'eziologia degli errori, come si è visto, era sociale e non neuropsichiatrica.
Se oggi l'incidenza diagnostica si è ridotta, lo si deve al progresso sociale e non a quello della neuropsichiatria infantile.
Resta da vedere se tutte le diagnosi che vengono certificate oggi attengano solo a bambini disturbati sul piano np, oppure se non ci sia un residuo (nuove migrazioni, sacche di sofferenza sociale) in cui il deficit osservabile potrebbe spiegarsi diversamente. Da questo punto di vista l'anamnesi familiare dovrebbe essere discriminante.
Restiamo però sull'esempio iniziale per fare un'altra considerazione. Questo è il testo depurato degli errori ortografici, nessun intervento è stato fatto né sul piano sintattico, né su quello lessicale.
Domenica siamo andati alla Madonna del Monte Berico a chiedere la grazia per mia sorella che è maritata da cinque anni e non ha ancora bambini.
Siamo andati, abbiamo pregato, poi abbiamo mangiato, poi siamo tornati a casa.
O che abbiamo pregato male o che non ci siamo capiti con la Madonna, fatto sta che è rimasta incinta l'altra sorella che non è neppure sposata.
L'organizzazione del pensiero e la sua espressione non fanno una grinza, il racconto fila. agile e spigliato, dall'inizio alla fine.
Quanto al contenuto, delle due l'una: o l'ironia è voluta, e allora siamo alle prese con un autentico genio, o è inconsapevole, in questo caso ci troviamo di fronte a una rappresentazione realista della devozione popolare, degna di un buon giornalista.
In ogni caso un livello letterario impensabile in una terza frequentata dai pretesi "bambini informati" di oggi. 
Solo la barriera ortografica separa questa pagina dai gradi ottimali di scrittura,  e nella scuola degli anni '70 la valutazione sarebbe stata centrata proprio su questo aspetto, senza però trascurare un lavoro di riduzione del danno sul piano ortografico.
Nella scuola di oggi, da un lato ben raramente un DSA, o supposto tale, ci offre scampoli letterari a questo livello, dall'altro una comoda certificazione - senza spese aggiuntive per il governo - assolvendo in partenza bambini, mamme e maestri, disincentiva lo sforzo per la riduzione del danno, che potrebbe essere addirittura considerato un sadico accanimento terapeutico. 
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1C. Vio, P. E. Tressoldi, G. Lopresti, Diagnosi dei disturbi specifici dell'apprendimento scolastico, Trento, 2012, pag. 95.

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