éduveille
Marie
Gaussel
Tra vaghezza concettuale e interesse commerciale: quale validità scientifica per la teoria degli stili di apprendimento?
Leggendo
un recente post
sull'impostura delle teorie sugli stili di apprendimento si apprende
che c'è una polemica in corso, a questo proposito, sin dal 2010. In
realtà il sospetto di mistificazione ha origini più datate, giacché
sin dal 2004 l'équipe britannica di Franck
Coffield
ha pubblicato uno studio,
per il Learning
& Skills Research Center,
che
metteva in forse la validità di tali teorie. Lo stesso concetto di
stile
di apprendimento è
caratterizzato, sin dalle origini delle ricerche in questo campo,
dalle divergenze teoriche, epistemologiche e metodologiche che
dividono in differenti correnti i ricercatori. L'imbarazzo è spesso
imputabile alla debole base empirica delle ricerche, e alla scarsa
affidabilità (carenze di ripetibilità) e validità (carenza di
analisi fattoriale di conferma) degli strumenti di misurazione.
Le
ricerche sugli stili d'apprendimento hanno prodotto un numero
considerevole di teorie, per la maggior parte tautologiche e
vicendevolmente tributarie, che mescolano modelli teorici e strumenti
di misurazione. I dispositivi psicometrici che derivano da tali
ricerche sono offerti in forma di test di autovalutazione e sono
accessibili, in genere a pagamento, al grosso pubblico. La
proliferazione di questi strumenti, spesso connessi a forti interessi
commerciali, contribuiscono ad alimentare un senso di confusione.
Inoltre, nella pratica, queste procedure implicano due limiti:
l'individuo che risponde al questionario deve avere il livello
d'istruzione necessario per comprenderne gli enunciati e essere
abbastanza maturo per saper esprimere le opzioni relative ai propri
meccanismi cognitivi e affettivi.
Nello
studio di Coffield, 13 tra i modelli più conosciuti, selezionati tra
un centinaio di quelli offerti, vengono passati al setaccio. I
modelli scelti sono stati selezionati sulla base di tre criteri
specifici: la valenza di contributo teorico, la loro riconosciuta
utilizzazione e il loro grado di influenza su altre teorie. Le teorie
sono classificate in cinque tipologie:
- modelli centrati su fattori genetici;
- modelli centrati su fattori cognitivi;
- modelli centrati su fattori permanenti della personalità;
- modelli centrati su preferenze in contesto evolutivo, ma stabili;
- modelli centrati sulle strategie di apprendimento.La metodologia è semplice. L'équipe ha fissato 4 criteri in base ai quali valuta l'affidabilità, la validità, il livello di predittività e la coerenza di tali teorie e dei loro strumenti di misurazione, in genere in forma di questionari. Il risultato è senz'appello, e un solo modello ne esce bene – mentre le teorie più note vengono designate come incoerenti – quello di Allinson e Hayes, i quali stessi preconizzano l'utilizzazione del loro strumento (Cognitive Style Index) più in una prospettiva di orientamento e indirizzo, che di formazione.In conclusione Coffield et al. Mettono in guardia i professionisti della formazione dalla tentazione di utilizzare queste teorie con i loro alunni, in parte anche a causa del mancato consensus sull'applicazione pratica degli strumenti di misurazione e sulle loro implicazioni riguardo la pedagogia. L'idea che la classificazione dello stile di apprendimento di un alunno renda automaticamente più efficace l'insegnamento, è ingenua e pone problemi sul piano della generalizzazione. Ancor peggio, sarebbe credere che l'atto di apprendere potrebbe diventare facile, e quasi automatico, senza richiedere sforzo del discente, nella misura in cui il suo stile fosse rispettato e alimentato.
Riferimenti
Coffield
Franck, Moseley David, Hall Elaine & Ecclestone Kathryn
(2004). Should
we be using learning styles? What research has to say to practice.
London : The Learning and Skills Research Center. En ligne :
<http://www.google.fr/ur … ww.arasite.org%2FRMdata>.
Vaufrey,
C. (2012). Les styles d’apprentissage, une vaste rigolade ?
Consulté novembre 16, 2012,
de http://cursus.edu/dossiers-articles/articles/18808/les-styles-apprentissage-une-vaste-rigolade/
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